mercoledì 13 ottobre 2010

Novità in tema di Fibrillazione Atriale

Si è recentemente concluso l'annuale Convegno Nazionale di Cardiologia organizzato dall'Osp. Niguarda, a Milano.
Come ogni anno sono stati trattati numerosi temi "caldi" in ambito cardiologico, sia in tema interventistico che farmacologico. Vi descriverò brevemente le più significative novità dagli studi clinici, in merito a farmaci o procedure terapeutiche che vedremo applicati a breve.

Iniziamo dalla fibrillazione atriale, partendo dalla prevenzione del rischio tromboembolico. Come saprete, il rischio principale legato alla fibrillazione atriale è quello di andare incontro ad un ictus cerebrale, con le conseguenti sequele, spesso devastanti per l'impatto sulla vita di tutti i giorni. Fino ad ora la prevenzione di tali eventi si poteva fare con gli antiaggreganti (cioè farmaci come aspirina e derivati), oppure anticoagulanti (farmaci quali Sintrom o Coumadin), per i quali veniva raccomandato sempre un continuo periodico controllo dell'attività anticoagulante, mediante prelievi del sangue.
Sono stati eseguiti diversi studi in merito, nel tentativo di trovare un farmaco che potesse garantire una sicura efficacia contro gli eventi cerebrali tromboembolici, senza la pericolosità degli anticoagulanti (rischio emorragico se il dosaggio è troppo elevato) e la seccatura di dover fare i prelievi frequentemente. 
Esiste oggi qualcosa che è migliore degli anticoagulanti? Più sicura, più comoda e che non preveda il fastidio di doversi sottoporre al prelievo per il dosaggio dell'attività di protrombina?
Pare di si. Un farmaco alternativo, di efficacia quantomeno sovrapponibile, è stato trovato e analizzato nello studio RE-LY. 
Tale farmaco si chiama dabigatran e agisce in maniera diversa dagli anticoagulanti classici. Non aumenta il rischio di emorragie, è altrettanto efficace e non richiede prelievi continui. In quanto a sicurezza non ha aumentato il rischio di sanguinamenti maggiori, che anzi sono risultati lievemente più elevati nel gruppo trattato con gli anticoagulanti tradizionali.


Sempre in tema di promesse, c'è dell'altro. Chi è affetto da fibrillazione atriale sa quanto l'amiodarone, pur avendo il vantaggio di prevenire le recidive aritmiche, sia gravato da pesanti effetti indesiderati, specie a lungo termine.   E' appena uscito dalla fase sperimentale un nuovo farmaco, chiamato dronedarone e parente dell'amiodarone, che si è rivelato efficace per prevenire le recidive di fibrillazione atriale in pazienti che avevano la forma parossistica o persistente, riducendo nel contempo la mortalità e i frequenti ricorsi all'ospedale. Tale farmaco non è caratterizzato dagli effetti indesiderati tipici del "cugino" amiodarone, ne è prevista la commercializzazione a breve

L'ultima novità riguarda le cardioversioni farmacologiche delle fibrillazioni atriali parossistiche, che ad oggi venivano eseguite somministrando alcuni farmaci quali propafenone o flecainide e, se controindicati, l'amiodarone. Sta per essere commercializzato un nuovo farmaco, il vernakalant, che promette maggiore efficacia dell'amiodarone in acuto, cioè proprio quando serve una particolare efficacia del farmaco subito, per riportare a ritmo sinusale quelle fibrillazioni insorte da poche ore, nelle quali non ha avuto ancora modo di formarsi il trombo in atrio sinistro


Aggiornamento del 18/2/2010
Ogni medaglia spesso ha un rovescio. Vi è notizia che l'uso del dronedarone (a dire il vero molto sparuto in Italia, essendo il farmaco appena uscito) può in certi casi danneggiare seriamente il fegato, talora con necessità addirittura di un trapianto, per l'irreversibilità delle lesioni. Pertanto, nella remotissima ipotesi vi fosse stato prescritto dai vostri medici, parlatene.