domenica 14 novembre 2010

Sindrome Metabolica. Che sarà mai?

Non c'è che dire, sono due parole che pesano. Le si legge, oppure ci vengono dette. Sindrome metabolica, lei ha la sindrome metabolica. E che sarà mai? Una nuova malattia? Nuovi germi? Nuovi farmaci da prendere?
In realtà niente di veramente nuovo; è solo un modo più incisivo di etichettare diverse cose, già esistenti, in modo da racchiuderle in una nuova "entità", alla quale è più chiaramente correlato il rischio di andare incontro a guai.
Guai di che tipo?
Si tratta naturalmente di patologie cardiovascolari acute: quindi infarto miocardico o la sua variante meno grave, l'angina; oppure di patologie cerebro-vascolari, quali l'ictus.
Quindi, se uno è affetto dalla sindrome metabolica, è più probabile che prima o poi, vada incontro a questo tipo di malattie acute, che possono incidere pesantemente sulla propria vita quotidiana.

Quando si ha la sindrome metabolica?
Quando sono presenti nella stessa persona diverse semplici cose:
  1. la cosidetta "panza", cioè la misura della circonferenza addominale che superi almeno i 102 cm negli uomini (e 88 nelle donne)
  2. la pressione alta (diciamo al di sopra di 140/90 mmHg a riposo)
  3. gli esami del sangue che documentano trigliceridi superiori a 150 e/o colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl
  4. glicemia a digiuno alterata, in pratica una sorta di pre-diabete (valori superiori a 110 mg/dl)
Queste condizioni già di per sè possono comportare un lieve aumento del rischio di andare incontro a guai di cuore, se considerate singolarmente. Quando però sono tutte presenti contemporaneamente tale rischio si alza. Di quanto? Beh, è evidente che questa valutazione spetta al proprio medico. Se ognuna di tali condizioni fosse solo ai limiti superiori, cioè per esempio un po' di pancetta, associata a una pressione di 140/80, magari con una glicemia a 110 e una trigliceridemia a 158.... beh, mi preoccuperei, ma non eccessivamente.
Al contrario, se tutti questi valori fossero marcatamente alterati, allora il discorso si farebbe molto più impegnativo.
Per dirla in termini semplici, i motivi di pericolosità di tale condizione vanno ricercati nelle modifiche che essa induce sull'equilibrio del sangue: la trombosi viene molto facilitata (ce lo indicano molte cose tecniche che qui non spiegherò: il livello di PCR, l'iperfibrinogenemia, l'aumentata aggregabilità piastrinica, l'aumentato livello di plasminogen activator inhibitor PAI-1, ed altro, tra cui l'iperuricemia). Ed è evidente che, visto il trombo all'interno di una coronaria come base di un infarto miocardico, questo possa più facilmente verificarsi.

Comunque vadano le cose, è bene che tale condizione venga messa nella giusta evidenza, senza enfatizzarla o sottovalutarla.
Il livello di gravità della vostra situazione deve essere valutato dal vostro medico, non v'è dubbio. Però c'è qualcosa che si può fare da subito, un tentativo: è quello che si chiama cambiamento dello stile di vita, che in questo caso significa mangiare meno (provare a dimezzare le porzioni) e fare molta più attività fisica (se andate in palestra meglio, ma per iniziare può bastare mezz'ora a giorni alterni di camminata veloce al parco).
In tal modo, migliorando il metabolismo degli zuccheri grazie all'attività muscolare, chi è affetto dalle forme più lievi potrebbe non aver bisogno dell'assunzione di farmaci.