La
sincope è, lo sanno tutti, una transitoria perdita di coscienza. Le conseguenze
che può avere sono variabili, da poco importanti a drammatiche (per esempio
durante guida di autoveicoli).
Benché
le cause siano disparate (anche se in genere di tipo cardiaco o di tipo
neurologico), in una buona percentuale di casi tali cause non si trovano, e la
sincope può pertanto verificarsi nuovamente, con immaginabili conseguenze
negative per il paziente. La sporadicità dell’evento (talora gli episodi
possono verificarsi a distanza di mesi o anni tra loro) rende complessa la
diagnosi, in quanto tutti gli accertamenti di primo livello che potrebbero
essere fatti risultano non diagnostici.
Ad
esempio, nel sospetto di una causa cardiaca (immaginiamo un blocco di conduzione
o una eccessiva bradicardia o ancora tachicardie), il primo esame che si
ritiene indicato è una registrazione dell’elettrocardiogramma di 24 ore
(Holter) che però, avendo per l’appunto una durata limitata a 24 h (o al
massimo 48 h), spesso non è in grado di identificare il problema.
Il dispositivo
è utile tanto nei casi in cui la causa è chiaramente di origine cardiaca (se,
ad esempio, viene confermato un blocco cardiaco si procede con l’impianto di un
pacemaker) quanto in quelli non di natura cardiaca (in quanto si esclude il
coinvolgimento del cuore e pertanto si approfondiranno accertamenti di altra
natura, per esempio neurologici)
Esistono
oggi sul mercato altri dispositivi, anche non impiantabili (cioè esterni), ma
il loro uso è limitato e non ancora codificato, mentre l’impiego di un Reveal è
codificato da diverse linee guida, tra cui quelle EHRA, le ultime del 2008, ove
l’impianto di Reveal viene raccomandato in tutti i casi di sincope di natura
indeterminata come approccio iniziale, prima ancora di sottoporsi ad
accertamenti non invasivi che in molti casi potrebbero rappresentare una
perdita di tempo e denaro.