lunedì 23 novembre 2009

La Ripolarizzazione Precoce

Supponiamo che abbiate apppena ritirato il vostro elettrocardiogramma (ECG), il cui referto recita "segni di ripolarizzazione precoce".
Qualcuno (il vostro medico, la vostra assicurazione, la vostra palestra) vi ha richiesto un ECG, che avete in mano; vorreste sapere qualcosa di più di quello che c'è scritto, ma il vostro medico non è in grado, nè è possibile consultare un cardiologo in breve tempo.
C'è quella dicitura... "segni di ripolarizzazione precoce". Che sarà mai? E' grave? C'è da preoccuparsi? Vediamo di che si tratta.
Si definisce "ripolarizzazione precoce" un particolare aspetto di una parte dell'ECG (non serve scendere in dettaglio, per chi medico non è) che riguarda la ripolarizzazione, cioè il ritorno delle correnti elettriche del cuore allo stato di riposo, un istante dopo che la contrazione è avvenuta.
Questo particolare aspetto dell'ECG, facilmente riconoscibile da qualsiasi cardiologo, fino a poco tempo addietro veniva considerato privo di particolare significato, praticamente una variante normale, relativamente frequente in soggetti giovani, talvolta praticanti attività sportiva con regolarità.
Nel corso degli ultimi anni sono però stati pubblicati alcuni studi, condotti da ricercatori di chiara fama e pubblicati sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine (http://www.nejm.org/), volti a dimostrare che la ripolarizzazione precoce tanto benigna, alla fine, non è.
Già un autorevole studio francese aveva gettato seri dubbi sulla benignità del quadro, mentre recentemente, un gruppo di ricercatori finlandesi ha confermato tale ipotesi.
Costoro hanno infatti hanno esaminato che fine avessero fatto circa 11000 soggetti, catalogati e studiati anche da un punto di vista cardiologico, per fini assicurativi, dal 1966 al 1972.
Analizzando l'ECG di questi 11000 soggetti, venne riscontrato che il 5.8% presentava i segni di una ripolarizzazione precoce, cioè circa 630 persone.
Dopo un'osservazione durata 30 anni, che destino aveva avuto tale popolazione? I decessi erano stati più della metà; di questa metà, il 32% era venuto a mancare per cause cardiache; fra tutti i decessi per cause cardiache, quasi la metà era morto improvvisamente.
La domanda, a questo punto, è sorta spontaneamente nei ricercatori: col senno del poi, quali caratteristiche dell'ECG potevano ragionevolmente predire la morte per cause cardiovascolari?
Gli altri "marcatori" elettrocardiografici di elevato rischio cardiovascolare erano il lungo intervallo QT e l'ipertrofia ventricolare sinistra, ma fra tutti, la ripolarizzazione precoce è quella che si è rivelata essere più attendibile.
Pertanto, nel corso degli ultimi anni, si è scoperto che questo particolare aspetto elettrocardiografico, appunto la ripolarizzazione precoce, quando riscontrata in un soggetto diciamo di mezz'età, non è poi tanto innocua, potendo rappresentare un indicatore di aumentato rischio di morte per cause aritmiche.
Abbiamo già accennato, nel corso degli articoli precedenti, che il cuore possiede un impianto elettrico tutto suo, in grado di generare ritmicamente la corrente che gli serve per una omogenea contrazione. I disturbi che possono affliggere tale impianto elettrico sono molteplici, alcuni dei quali sono già stati discussi (vedi articolo sulle extrasistoli). Le aritmie non sono però tutte benigne, esistono anche quelle preoccupanti, come la tachicardia ventricolare o la fibrillazione ventricolare, rapidamente mortale se non si interviene immediatamente con la defibrillazione.
Quindi, come appena detto, quando un cuore, apparentemente sano, mostra tali peculiari alterazioni di quel particolare momento del ciclo elettrico che è la ripolarizzazione, cioè una ripolarizzazione precoce, la probabilità che possa verificarsi un'aritmia maligna è decisamente aumentata.
Che fare
In tal caso, supponendo che siate capitati a leggere questo articolo in quanto allarmati da una diagnosi elettrocardiografica che non conoscete, e supponendo che effettivamente siate affetti da ripolarizzazione precoce, l'unica cosa da fare è quella di rivolgersi ad un cardiologo. In realtà meglio sarebbe un aritmologo, cioè un cardiologo particolarmente specializzato nello studio delle aritmie. Sarà poi lui a consigliarvi sul da farsi. Sulla base delle alterazioni riscontrate potrà decidere se non fare nulla o, al fine di valutare meglio quale sia la reale suscettibilità del vostro cuore a sviluppare aritmie potenzialmente pericolose, sottoporvi ad un particolare esame chiamato "studio elettrofisiologico", le cui modalità di esecuzione le vedremo in un prossimo articolo