Non c'è che dire, sono due parole che pesano. Le si legge, oppure ci vengono dette. Sindrome metabolica, lei ha la sindrome metabolica. E che sarà mai? Una nuova malattia? Nuovi germi? Nuovi farmaci da prendere?
In realtà niente di veramente nuovo; è solo un modo più incisivo di etichettare diverse cose, già esistenti, in modo da racchiuderle in una nuova "entità", alla quale è più chiaramente correlato il rischio di andare incontro a guai.
Guai di che tipo?
Si tratta naturalmente di patologie cardiovascolari acute: quindi infarto miocardico o la sua variante meno grave, l'angina; oppure di patologie cerebro-vascolari, quali l'ictus.
Quindi, se uno è affetto dalla sindrome metabolica, è più probabile che prima o poi, vada incontro a questo tipo di malattie acute, che possono incidere pesantemente sulla propria vita quotidiana.
Quando si ha la sindrome metabolica?
Quando sono presenti nella stessa persona diverse semplici cose:
- la cosidetta "panza", cioè la misura della circonferenza addominale che superi almeno i 102 cm negli uomini (e 88 nelle donne)
- la pressione alta (diciamo al di sopra di 140/90 mmHg a riposo)
- gli esami del sangue che documentano trigliceridi superiori a 150 e/o colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl
- glicemia a digiuno alterata, in pratica una sorta di pre-diabete (valori superiori a 110 mg/dl)
Queste condizioni già di per sè possono comportare un lieve aumento del rischio di andare incontro a guai di cuore, se considerate singolarmente. Quando però sono tutte presenti contemporaneamente tale rischio si alza. Di quanto? Beh, è evidente che questa valutazione spetta al proprio medico. Se ognuna di tali condizioni fosse solo ai limiti superiori, cioè per esempio un po' di pancetta, associata a una pressione di 140/80, magari con una glicemia a 110 e una trigliceridemia a 158.... beh, mi preoccuperei, ma non eccessivamente.
Al contrario, se tutti questi valori fossero marcatamente alterati, allora il discorso si farebbe molto più impegnativo.
Per dirla in termini semplici, i motivi di pericolosità di tale condizione vanno ricercati nelle modifiche che essa induce sull'equilibrio del sangue: la trombosi viene molto facilitata (ce lo indicano molte cose tecniche che qui non spiegherò: il livello di PCR, l'iperfibrinogenemia, l'aumentata aggregabilità piastrinica, l'aumentato livello di plasminogen activator inhibitor PAI-1, ed altro, tra cui l'iperuricemia). Ed è evidente che, visto il trombo all'interno di una coronaria come base di un infarto miocardico, questo possa più facilmente verificarsi.
Comunque vadano le cose, è bene che tale condizione venga messa nella giusta evidenza, senza enfatizzarla o sottovalutarla.
Il livello di gravità della vostra situazione deve essere valutato dal vostro medico, non v'è dubbio. Però c'è qualcosa che si può fare da subito, un tentativo: è quello che si chiama cambiamento dello stile di vita, che in questo caso significa mangiare meno (provare a dimezzare le porzioni) e fare molta più attività fisica (se andate in palestra meglio, ma per iniziare può bastare mezz'ora a giorni alterni di camminata veloce al parco).
In tal modo, migliorando il metabolismo degli zuccheri grazie all'attività muscolare, chi è affetto dalle forme più lievi potrebbe non aver bisogno dell'assunzione di farmaci.
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