È noto
a tutti che la Risonanza Magnetica (NMR), negli ultimi decenni, è diventata la metodica principale per lo
studio del Sistema Nervoso Centrale, con immagini di una chiarezza e dettaglio
mai raggiunti con altre metodiche. Ciò che invece non a tutti è noto, è che anche
il cuore può essere studiato con la Risonanza Magnetica, con risultati talvolta
determinanti per una diagnosi.
La
metodica, lo sappiamo, non impiega radiazioni (a differenza della TAC), basandosi
invece su un forte campo magnetico (innocuo per il paziente), grazie al quale
(i dettagli li trovate altrove) vengono ricostruite le immagini; l’esecuzione
di una NMR cardiaca dura circa 45 min, e di fatto è l’esame che fornisce il
numero maggiore di informazioni se paragonata ad altre metodiche; vi sono però
alcune limitazioni: scarsa disponibilità di macchine dedicate alla parte
cardiaca (software apposito) e quindi di cardio-radiologi in grado di
interpretare i risultati che l’esame fornisce; lunghi tempi di esecuzione
(diciamo almeno 15 min) durante i quali il paziente deve stare immobile all’interno
di una specie di tunnel con tale campo magnetico; impossibilità di sottoporsi a
tale esame se si è portatori di una qualsiasi protesi metallica (compresi
pacemaker, anche se sono ormai una realtà diversi modelli di pacemaker NMR-compatibili).
La quantità
di informazioni che tale esame può fornire, se eseguito in centri dedicati e refertato
da cardio-radiologi esperti, è tra le più elevate e complete in ambito
cardiologico, al punto da sostituirsi ai diversi accertamenti che si sarebbero
resi necessari caso per caso; a seguire, alcuni principali scenari.
1.
Ischemia inducibile. Chi legge abitualmente
questo blog probabilmente sa di cosa parliamo: si tratta di documentare se la
quantità di ossigeno e nutrienti che arriva al cuore attraverso le coronarie,
sufficiente a riposo, può non esserlo sotto sforzo, quando il cuore si
tachicardizza, configurando appunto un quadro di ischemia (riduzione nutrienti)
inducibile (dallo sforzo). Una NMR cardio può elegantemente documentare ciò, il
difetto di perfusione può essere chiaramente dimostrato
2.
Miocardio vitale. Che cos’è? È una parte di
ventricolo che a riposo si muove poco o è ferma del tutto. Ogni cardiologo
pertanto si chiede: è ferma perché è morta (infarto verificatosi in precedenza)
o è ferma perché è in condizioni di ischemia cronica, e quindi potrebbe
riprendere a contrarsi se tolgo l’ischemia? Discriminare una tale condizione
non è affatto semplice, ma una NMR può fugare il dubbio, analizzando il
comportamento di quella parte di ventricolo alla somministrazione di un
tracciante particolare, chiamato gadolinio
3.
Miocardite acuta. È una infiammazione della
parte muscolare del cuore, spesso causata da virus, che la NMR evidenzia con
facilità (le altre metodiche molto meno), col caratteristico edema miocardico
associato a fibrosi subepicardica
4.
Alterazioni della microcircolazione coronarica. Sono
alterazioni molto insidiose in quanto difficili da documentare con altre
metodiche, che la NMR può svelare, a proposito della “sindrome X”, cioè sintomi
e alterazioni ischemiche, in assenza di stenosi coronariche alla coronarografia
5.
Cardiopatia Takotsubo o cardiopatia da stress,
ne abbiamo già parlato su queste pagine. La NMR aiuta molto nella diagnosi, si
evidenzia la tipica area apicale del ventricolo sn di acinesia (cioè è fermo),
con edema e senza fibrosi
Ma c’è
di più. La NMR cardio si è rivelata di fondamentale importanza anche in alcune
valvulopatie cardiache, non ultimo il prolasso valvolare mitralico (ne abbiamo
già parlato) che può essere studiato con tale metodica, al fine di scoprire
fibrosi dei muscoli papillari (che sono alla base d’impianto della valvola
stessa) o di eventuali aree di miocardio circostanti, nonché una completa
valutazione della valvulopatia di per sé, dato essenziale per un approccio cardochirurgico.
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