domenica 30 agosto 2009

I Danni al Cuore della Chemioterapia

INTRODUZIONE
La cura dei tumori si basa sulla somministrazione di particolari farmaci, i chemioterapici, in grado di ridurre o bloccare la crescita della massa tumorale in accrescimento.
Detto in questo modo può sembrare semplice; in realtà generalizzare, com'è altrettanto ovvio, è impossibile.
Esistono tantissimi tipi di tumori differenti che possono colpire ogni tessuto del nostro organismo, ognuno dei quali presenta vari livelli di aggressività, malignità, invasività, velocità di crescita, e così via.
Quei titoli che talvolta si leggono sui giornali, come "tizio ha sconfitto il tumore", oppure "caio ha vinto la propria battaglia...." non hanno alcun senso.
Esistono tumori dai quali, grazie alle moderne cure, si riesce a guarire senza grosse conseguenze; tumori dai quali si può definitivamente guarire con pesanti conseguenze; tumori per i quali ad oggi non esiste cura. E' pertanto chiaro come il destino dell'ammalato dipenda dal tipo di tumore e dalla risposta alla terapia.
Posta l'indicazione all'impiego di un farmaco chemioterapico, spetterà al medico valutare il bilancio tra i possibili benefici e i danni che quel farmaco potrà creare.
Qui ci occuperemo dei danni che i chemioterapici possono creare al cuore, tralasciando per brevità altri tipi di danni o conseguenze indesiderate.
QUALI SONO I FARMACI CHEMIOTERAPICI CARDIOTOSSICI ?
Per sommi capi, i chemioterapici che più spesso possono creare danni al cuore sono:
  • la famiglia delle antracicline (doxorubicina e daunorubicina), danni cardiaci dipendenti dalla dose
  • 5-fluorouracile
  • cisplatino, bleomicina
  • vincristina, vinblastina
  • ciclofosfamide
  • più raramente trastuzumab, interleuchina-2, interferone alfa

Il danno consiste in una riduzione della capacità di contrazione del cuore, che in certi casi può portare allo scompenso cardiaco. I sintomi, come prevedibile, possono variare; spesso però vi sarà fiato corto, marcata stanchezza, talvolta dolore toracico, aumento di peso (dovuto alla ritenzione di liquidi che il cuore non è più in grado di far circolare al meglio, mettiamola semplicisticamente in questi termini).

Per confermare l'esistenza del danno al cuore, cioè della cardiomiopatia, l'esame più semplice e completo è l'ecografia del cuore, già trattata in dettaglio in queste pagine (vedi). Il ventricolo sinistro si presenta ipocinetico (cioè che si contrae di meno rispetto al normale); all'interno di altre camere del cuore si possono notare pericolosi rallentamenti del flusso di sangue (l'eco-contrasto spontaneo, talora trombi dentro il cuore).

Va precisato che possono esistere altri tipi di danno indotto da tali farmaci: spasmo (contrazione) o trombosi delle coronarie e quindi infarto acuto; talvolta alterazione della permeabilità dei capillari e quindi edema polmonare. Possono poi verificarsi vari gradi di alterazioni della conduzione elettrica, da coinvolgimento del tessuto elettrico del cuore, nonchè bradicardia.

ANDAMENTO CLINICO E TERAPIE

Una terapia ben precisa, atta a scongiurare o limitare i danni cardiaci da chemioterapici, non esiste. Il quadro clinico di scompenso cardiaco si cura con i farmaci tipici dello scompenso, così come, se dovessero instaurarsi gravi problemi elettrici, si potrebbe ipotizzare l'impianto di un pacemaker. Molto spesso prevedere quale sarà l'andamento del problema è arduo, non esistendo parametri che possano farci capire come agirà il chemioterapico su un cuore normale; per le forme più lievi si può assistere ad una regressione, a patto che quel dato chemioterapico venga sostituito; purtroppo le forme più severe di cardiopatia raramente regrediscono. Per esse in certi casi l'unica opzione terapeutica sarebbe quella del trapianto di cuore, pur con le notevoli riserve di un trapianto eseguito in un paziente affetto da tumore

Per saperne di più (in inglese):

http://emedicine.medscape.com/article/152696-overview

1 commento:

Mara Iapoce ha detto...

Molto utile. Ritenete sia utile sospendere cure chemioterapiche in presenza di fibrillazioni? Non esiste la radioterapia come alternativa?

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