Dopo
gli ultimi fatti di cronaca, molti utenti che hanno cercato informazioni in
Rete sono approdati su questo blog, scrivendomi per un parere. Ho deciso allora
di tornare sull’argomento, tanto per l’interesse suscitato quanto per una mia
impossibilità a rispondere ad ogni singola mail.
La
morte improvvisa
dell’atleta è più frequente nel maschio; negli atleti di età inferiore a 35
anni la causa più frequente è la cardiomiopatia ipertrofica (seguita dalla
cardiomiopatia aritmogena e dalle anomalie anatomiche coronariche), mentre in
età più avanzate alla base vi è maggiormente la cardiopatia ischemica (quindi placche
coronariche, ne abbiamo già più volte parlato).
Che
cos’è la cardiomiopatia ipertrofica, responsabile di un terzo delle morti
improvvise sul campo da gioco? È una malattia genetica discretamente variabile,
tanto nei geni coinvolti quanto nelle manifestazioni cliniche. L’aspetto più
tipico salta all’occhio al microscopio (la disorganizzazione delle fibre
muscolari miocardiche, detta “myocardial disarray”), che si traduce in alcune
alterazioni morfologiche del ventricolo sinistro, come il marcato ispessimento
e la scarsa distensibilità, con l’ispessimento tipicamente asimmetrico a
colpire maggiormente il setto, al punto da farlo sporgere all’interno della
cavità e ostacolare pertanto l’efflusso del sangue verso l’aorta.
Questo
sovvertimento del tessuto con cui è fatto il ventricolo sinistro porta
all’innesco di gravi tachicardie e fibrillazioni ventricolari, gravi al punto
da causare sincope e morte improvvisa (per chi non si fosse acculturato
leggendo i post precedenti, una aritmia ventricolare maligna è un impulso o una
serie di impulsi elettrici che originano da aree del cuore differenti dal
normale, che causano contrazioni cardiache del tutto inefficaci, pertanto
incompatibili con la vita).
La
cardiomiopatia ipertrofica è molto facilmente identificabile con
l’ecocardiogramma (la disorganizzazione delle miofibrille si diagnostica
mediante prelievo bioptico cardiaco).
La
seconda causa più frequente è la cardiomiopatia o displasia aritmogena del
ventricolo destro, anch’essa ereditaria, meno facilmente identificabile col
semplice ecocardiogramma (molto importate può essere una risonanza magnetica
cardiaca), caratterizzata dalla sostituzione di una parte della parete del
ventricolo destro con un tessuto che non è normale, e che ancora una volta
predispone ad aritmie ventricolari maligne.
In
ultimo vi sono le anomalie di origine delle coronarie, che possono essere
quanto mai varie e non sempre predisponenti a morte improvvisa; tra quelle più
temibili vi è la coronaria principale di sinistra che invece origina da destra,
rimanendo pertanto in un certo senso “schiacciata”, con gradi di compressione
che possono acuirsi durante sforzo fisico, innescando sempre aritmie
ventricolari maligne da ischemia generalizzata di tutto il ventricolo sinistro.
Questo tipo di anomalie non è facilmente diagnosticabile, in quanto le
coronarie con l’ecografia non si vedono (se non in minima parte), il test da
sforzo potrebbe essere del tutto normale (e spesso lo è), ed esami più
sofisticati quali cardioTAC non si fanno in atleti fino a quel momento del
tutto asintomatici.
Restano
poi altre cause rare, sospettabili quando l’autopsia è totalmente negativa,
quali la sindrome di Wolff Parkinson White (presenza di una via elettrica
anomala tra atri e ventricoli, che predispone a cortocircuiti ed aritmie
maligne), anch’essa non facilmente diagnosticabile quando tale via accessoria è
denominata “occulta”.
Resta
poi l’enorme capitolo delle sostanze illecite, il cosiddetto doping (vedere il
sito della World Anti Doping Agency, WADA, per maggiori informazioni), il cui
uso e abuso può predisporre a una miriade di alterazioni cardiache, più o meno
gravi; paradossale è poi il caso di alcune sostanze ritenute innocue,
praticamente degli “integratori” (parola che vuol dire tutto e nulla),
rivelatesi poi altamente tossiche (e pertanto bandite in molti paesi, quali
l’efedra o ma huang).
Questo
è pertanto un breve excursus delle principali cause che ogni buon lettore che
vuole interrogarsi sulle cause di una morte improvvisa di un atleta dovrebbe
sapere, anziché sospettare chissà cosa o, peggio, non far nemmeno caso alla
pubblicazione dei risultati del riscontro autoptico.
Per
chiudere, ecco l’elenco di cose da sapere e da valutare prima che un ragazzo
voglia avviarsi allo sport, scaturito dalla famosa Bethesda Conference sullo
screening atletico preagonistico (pubblicate da BJ Maron su Circulation
nell’ormai lontano 1996):
- 1. Storia familiare di morte improvvisa prematura
- 2. Note cardiopatie (come quelle elencate) in parenti di età inferiore a 50 aa
- 3. Storia di pregressi soffi cardiaci
- 4. Ipertensione arteriosa
- 5. Astenia
- 6. Sincope o lipotimia
- 7. Toracalgia da sforzo
- 8. Dispnea da sforzo eccessiva
- 9. Riscontro di soffio cardiaco
- 10. Asimmetria dei polsi femorali (escludere coartazione aortica)
- 11. Segni caratteristici della sindrome di Marfan
- 12. Misurazione pressoria (che sembra banale ma molti giovani non l’hanno mai misurata)
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